CLAUDIO BOTTA
“Gli Alberi sono piante viventi che l’uomo non è capace di apprezzare e amare.
Tanti li usano per essere riparati dal sole.
Io, invece, li voglio portare con un semplice dipinto a conoscenza dell’umanità,
così tutti si possono innamorare come sono innamorato io di loro, della loro bellezza, dei loro stupendi colori di quei tronchi e di quei rami.
E’ vero, il Padre mio ci ha regalato delle cose stupende e noi non le sappiamo amare.
Quando il vento muove le loro chiome e le loro foglie, ascolto i loro ondeggiamenti.
E’ come se le chiome mi volessero parlare.
Il vento si diverte a spostarle di qui e di là. E’ bello vederli con tutti i loro colori maestosi e felici e quando arriva quell’autunno che le foglie fa cadere, ecco è arrivato l’inverno che li porta a riposare e il lungo sonno arriva fino a primavera.
Al loro grande risveglio ritornano a fiorire.
Ma una cosa è cambiata, quegli alberi, come noi, hanno compiuto un anno in più della loro vita”
BIOGRAFIA
Claudio Botta è nato a Giussano, in provincia di Milano l’8 aprile 1961 da genitori toscani.
“Ho sempre amato dipingere fin dall’infanzia, tuttavia non ho potuto seguire questa strada per le vicissitudini della vita.
Sono tornato ad incrociare la pittura a seguito di un lungo periodo di coma, evento che mi ha cambiato drasticamente, dove, toccando altre dimensioni, ho potuto cogliere un’essenza diversa della vita, che tento di trasmettere attraverso le mie opere.
Poco interessato alla pittura ad olio, ho rivisitato una tecnica comune, utilizzando gli inchiostri colorati e ottenendo col tempo un risultato sempre più vicino alle mie aspettative.
La passione che provo per quello che disegno e che sento, vorrei poterla condividere con gli altri, per regalare, se non la stessa, un’ emozione vicina a quella che vivo.
TESTO CRITICO
Dall’Albero di Jesse del Medioevo cristiano, ai bambini ‘impiccati’ di Cattelan, da sempre l’albero è metafora di vita, di morte, di elevazione spirituale e di effimera esistenza. Dall’antichità al contemporaneo gli artisti si sono sbizzarriti nel rappresentare in forma schematica, grafica, oppure iperrealista e dettagliata questa presenza simbolo del bello di natura che, nelle varie epoche, è stato raffigurato con stili e tecniche diverse, ma sempre con significati profondi, legati alla spiritualità dell’uomo, all’esistenza, alla perfezione dell’universo. Claudio Botta si misura quindi con il mito, con un soggetto eternamente presente nell’arte di ogni tempo e, proprio per questo, ancora più difficile da declinare con personalità. Affascinato dalle forme contorte dei tronchi, dalle chiome rigogliose, quasi presenze metamorfizzate in esseri umani, dai rami che si elevano verso l’infinito come in una preghiera silente, Claudio Botta plasma con tratti immediati, ripetuti, sovrapposti in strutture chiaroscurali i volumi plastici dei soggetti, creando piani prospettici scultorei, tridimensionali. I grandi Soli accesi di fuoco che occhieggiano fra le foglie, le radici contorte, l’erba, le colline sullo sfondo, tutto viene vivificato dalle infinite sfumature degli inchiostri utilizzati dall’artista, con un linguaggio e uno stile miniaturistici, scrupolosi nella ricerca del dettaglio, ma liberi nell’espressività della composizione. Le nuvole spinte dal vento, realizzate con un grafismo esteticamente vicino all’antico stile orientale, conferiscono dinamismo alle scene e gli alberi di Claudio Botta rivivono, come ogni anno nella realtà, anche sulla tela, dialogando con l’artista nel brusio della brezza, come a suggerire un linguaggio nuovo e universale che solo l’animo sensibile riesce ad ascoltare. In questi angoli di boschi, Claudio Botta riscopre con stile unico il mistero della vita, lo rende visibile al mondo, ci rende partecipi della sua emozione che si svela in un intimo racconto della natura. Arte vera, arte autentica, tra storia e sperimentazione.
Guido Folco
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