VITO GAROFALO
Vito Garofalo nizia il suo percorso artistico come Mimo a Venezia sotto l’insegnamento del maestro per eccellenza MARCEL MARCEAU, in seguito perfeziona il suo percorso con i grandi maestri di Mimo e Clown PIERRE BYLAND, JANGO EDWARDS,
Ha collaborato con la compagnia “MILOUD e i ragazzi di Bucarest” e con PATCH ADAMS.
Nell’anno 2004 vince il premio della REGIONE PIEMONTE nella sezione espressioni delle Arti di Strada come “Miglior Attore a livello nazionale”.
Nei suoi laboratori creativi oltre le arti espressive e corporee ha sempre inserito la costruzione di maschere naif e neutre ma non si è fermato qui ha incominciato nel 2014 a creare dipinti ad olio in un momento di cambiamento della sua vita .
I suoi dipinti sono caratterizzati da anime libere di origine fiabesco dove nella propria solitudine ha liberato tutta la sua energia fatta di colori, situazioni, incastri, mediatori e animaletti infantili . Vito è questo.
TESTO CRITICO
La vita è costellata di incontri e di scontri, di bellezze e di orrori, di fantasie e realtà che solo l’arte riesce a sviscerare, interpretare, decifrare attraverso gli alfabeti universali dei propri linguaggi, sia che si tratti di musica, pittura, poesia o di qualsiasi altra forma di espressione umana. L’arte nasce dall’anima e dal cuore, dalla mente e dal genio, da un’idea sospesa che si fa nota, colore, forma, parola, segno, simbolo e l’esistenza quotidiana permette di scoprirne l’essenza attraverso le emozioni. Nasce così la pittura di Vito Garofalo, eclettico cantastorie della società contemporanea, di cui narra le infinite sfumature, i contrasti profondi, i legami o gli abbandoni, in un ironico, giocoso e gioioso rapporto tra immaginazione e verità. A volte, però, l’artista sceglie di farci partecipi della sua visionaria sensazione del mondo, come se la scena si sviluppasse in un copione drammatico, sul palcoscenico dell’illusione e del surreale, tra intrecci e grovigli di corpi, sguardi, urla silenziose o sorrisi infiniti. Nelle opere di Vito Garofalo l’Uomo è misura e centralità dell’Universo, con le sue paure ataviche, i suoi afflati spirituali, le sue ascese e discese improvvise dalle vette del sogno o negli abissi del dolore. Ogni suo dipinto ci racconta una storia, ogni personaggio sembra venirci incontro per renderci partecipi della sua condizione, gioia o dolore, non importa, perché l’arte è sempre e comunque condivisione del cuore. E’ forse questo l’elemento dei suoi dipinti che maggiormente affascina, quella comunicazione immediata che trapela dal colore e dalle forme definite, circondate da segni gestuali, quasi un voler proteggere e allo stesso tempo condurre l’Essere alla scoperta di sé e dell’altro. Negli aranci vibranti, nei blu immensi, nei colori puri e stesi a larghe campiture, a volte graffiati e mescolati, altre distesi e rasserenanti, l’artista coglie un’idea nuova di spazio, quasi una continua metamorfosi tra terra, cielo, uomo, natura, animali e la sua pittura si fa di volta in volta bestiario medioevale contemporaneo abitato da esseri informi, volti occhieggianti, stupori improvvisi, mentre nel suo primordiale labirinto cromatico ci si perde ogni istante, per poi ritrovarsi a percorrere nuovi sentieri di luce e colore, tenendosi per mano come bambini incantati, spalleggiandosi a vicenda come eterni amici di strada, condividendo una storia, un’esistenza, una traccia, energia lasciata per sempre su una tela vissuta.
Guido Folco
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